Quanta cannabis posso coltivare in casa legalmente?

Scopri tutto ciò che c'è da sapere sulla coltivazione domestica di cannabis

In questo articolo si esplorano i confini entro cui è possibile coltivare cannabis in casa per fini personali rispettando la legge. Si discuteranno le normative di riferimento, il volume massimo consentito di produzione, i limiti dimensionali e caratteristiche delle tecniche di coltivazione approvate, e, non meno importante, gli indicatori che devono essere assenti per evitare conseguenze penali legate al mercato degli stupefacenti. Questo aspetto è cruciale poiché in Italia la legislazione non prevede specifiche disposizioni per la coltivazione della cannabis. Ciononostante, l'assenza di una regolamentazione chiara e specifica apre la porta a possibili procedimenti penali contro chi coltiva cannabis per uso personale. In queste situazioni diventa essenziale affidarsi a un avvocato esperto nel settore per sviluppare una solida difesa.

 

Le regole sulle coltivazioni domestiche di cannabis

Le disposizioni legislative si trovano negli articoli 73 e successivi del Testo Unico Stupefacenti – DPR n. 309/1990. L'art. 73 è fondamentale poiché regola ogni reato relativo alla materia penalmente perseguibile. Tale norma punisce chiunque si occupa della coltivazione, produzione, fabbricazione, estrazione, raffinamento, vendita, offerta o commercializzazione, distribuzione, trasporto o consegna di sostanze stupefacenti o psicotrope illegali.

 

Coltivazione domestica di cannabis: pene previste dall’art. 73 dpr n. 309/1990

Per le ipotesi di reato più gravi l’art. 73 comma primo DPR n. 309/1990 prevede la  reclusione da un minimo di sei anni a un massimo di vent'anni e la multa da 26.000 a 260.000 euro. Per i fatti considerati di lieve entità, invece, il comma secondo della stessa norma prevede una pena detentiva da sei mesi a cinque anni e una multa da 1.032 a 10.329 euro.

 

Quando è permessa la coltivazione di cannabis 

Attualmente in Italia, data l'assenza di una normativa specifica e seguendo le indicazioni della giurisprudenza, i criteri che rendono una coltivazione di cannabis ammissibile si possono individuare come segue:

•         non devono impiegarsi attrezzature o materiali che suggeriscano un'intenzione imprenditoriale (esclusa quindi l'attività industriale);

•         le dimensioni dell'area di coltivazione devono essere contenute;

•         il numero di piante deve essere limitato;

•         la quantità di prodotto ottenibile deve essere modesta;

•         assenza di segnali che possano indicare l'intenzione di immettere il prodotto nel circuito degli stupefacenti.

 

Gli indici di inserimento della cannabis nel mercato degli stupefacenti

In conclusione, ad escludere la rilevanza penale della condotta di coltivazione di cannabis in casa non è il numero di piante in sé e per sé. Piuttosto, per non superare i limiti di legge, oltre al dato quantitativo che deve essere proporzionato al consumo del soggetto in un dato periodo di tempo, è fondamentale che non risultino indici di inserimento nel mercato degli stupefacenti.

Tra questi:

  • confezionamento della sostanza in piccole dosi pronte alla vendita;
  • contatti e rapporti tra il coltivatore e potenziali acquirenti;
  • disponibilità di denaro contante non giustificato;
  • situazione patrimoniale non sufficiente a giustificare l’investimento per la produzione della sostanza vegetale.

Se così è il coltivatore domestico di cannabis può liberamente decidere la produzione in base al suo fabbisogno in un dato periodo di tempo, stabilendo se coltivare il necessario più volte l’anno o in un unico raccolto.

 

In casi del genere è evidente quindi l’importanza di una difesa tecnica qualificata per lo studio della migliore strategia difensiva possibile (CONTATTACI).

 

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